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Lavorare da dipendente pubblico: pro e contro

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Lavorare da dipendente pubblico

Lavorare da dipendente pubblico è ancora così vantaggioso o negli ultimi anni la situazione è cambiata? Da decenni la posizione di un lavoro nell’ambito di ciò che è pubblico è stato visto come una posizione vantaggiosa.

In un comparto come quello lavorativo, con sempre meno certezze e sempre più tagli da parte delle aziende private, ottenere posto nel settore pubblico, che fosse un poliziotto, un vigile del fuoco, un dipendente comunale o un vigile urbano, è un modo per poter vivere tranquilli. Tale posizione lavorativa però, soprattutto nella realtà italiana, comporta anche una serie di svantaggi da non sottovalutare.

Lavorare da dipendente pubblico? Non sempre sono rose e fiori…

Se il posto fisso è qualcosa che ha il suo fascino, tanto più in tempi di crisi economica, esiste anche il proverbiale rovescio della medaglia.

Dando priorità ai fattori positivi, è bene comprendere come per un lavoratore standard, lavorare da dipendente pubblico porta una grande sicurezza. A meno di tagli straordinari o di comportamenti particolarmente gravi, un dipendente pubblico ha una vita lavorativa tranquilla, con ritmi di lavoro mai esagerati. In casi estremi si può subire lo spostamento verso altri uffici ma, di fatto, fino alla pensione vi è la certezza di portare a casa la mensilità.

Gli orari risultano fissi e, a parte rare occasioni e situazioni, il tempo di lavoro è facilmente gestibile e prevedibile. Chi lavora nel privato invece, spesso può essere soggetto ad orari più flessibili, a carichi di lavoro a volte estenuanti, nonché a straordinari improvvisi, quando già si era programmato il proprio tempo libero o si erano fissati appuntamenti.

Una posizione comoda, ma spesso non troppo stimolante

Trattandosi di un ambiente statico e, troppo spesso poco meritocratico, molto dipende dai superiori e dagli uffici in cui ci si ritrova. Rispetto al settore privato dove un dipendente che svolge le proprie mansioni e dimostra impegno, spirito di iniziativa, propositivo con idee innovative che possono aumentare la produttività al proprio datore di lavoro viene solitamente premiato. negli Enti pubblici tutto ciò va un po’ a perdersi.

La libera iniziativa è limitata e, se si ha a che fare con dei superiori poco capaci o lungimiranti. In casi emblematici, un dipendente dinamico, con spirito critico, anche nei confronti di metodologie antiquate dei funzionari al livello superiore, viene considerato una minaccia al loro status quo e si rischia il famoso “mobbing”. Quindi, anche il più stimolato dei dipendenti, tende ad allinearsi e a fare semplicemente il suo “compitino” , il tutto si trasforma in un lavoro molto simile a quello degli operai nella catena di montaggio. Se ciò per molte persone non è un problema, per altre può essere una sorta di “prigione” che influisce negativamente sia sul lavoro che sulla vita privata, creando un senso di apatia.

Arriviamo al dunque: gli stipendi

Naturalmente oltre alle condizioni di lavoro è bene calcolare gli stipendi. In questo senso, è difficile tracciare un identikit preciso del dipendente pubblico. All’interno di questo settore esistono dei salari che variano molto. Esistono inquadramenti a settori, partendo dai funzionari apicali, o dirigenti che, chiaramente hanno retribuzioni elevate, oltre a vari altri extra per assicurazioni e premi di produttività, fino alle categorie inferiori. Tutti gli inquadramenti (distinti con le lettere dell’alfabeto, hanno poi degli scatti di anzianità che vengono indicati con un numero crescente a fianco della lettera .

Alcuni dirigenti (soprattutto dell’INPS e di istituti simili) superano anche i 200.000 euro annui, mentre altri (come i presidi e i dirigenti scolastici) guadagnano circa un decimo di quella somma.

All’interno dell’ambito privato, la situazione risulta molto differente. A grandi linee infatti, è possibile più facilmente scalare le gerarchie grazie all’abilità personale. Molto però dipende dal settore e all’azienda da cui si è assunti: alcune infatti funzionano in maniera simile agli statali, mentre altre hanno meccanismi estremamente diversi. Ciò è dovuto soprattutto al tipo e alla grandezza dell’azienda presso il quale si lavora. Se il datore di lavoro è presente, noterà di certo le caratteristiche dei propri dipendenti e sarà suo interesse premiare o promuovere i meritevoli. Questa dinamicità, che non è legata al titolo di studio, né alle raccomandazioni politiche, crea una sorta di attaccamento e stimolo per il lavoratore motivato.

In conclusione

Lavorare da dipendente pubblico porta una serie di benefit innegabili, primo fra tutti la grande stabilità. In un mondo sempre più rapido nei cambiamenti in ambito lavorativo o no, avere un posto pubblico vuol dire avere delle solide certezze e probabilmente uno stipendio dignitoso fino alla pensione.

D’altro canto, per molte persone, questo ambiente può sembrare limitante. Si tratta infatti di un sistema statico, poco meritocratico e che difficilmente consente di fare carriera, indipendentemente dalle proprie capacità. Pur trattandosi di una posizione privilegiata dunque, il lavoro nel pubblico non è la soluzione migliore per tutti.

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